Silvana Serafin – Sottovoce a te madre
Sottovoce a te madre
Il 2015 si è rivelato un anno particolarmente fecondo per la produzione di Maria Luisa Daniele Toffanin, che ha pubblicato tra i mesi di giugno ed ottobre tre sillogi poetiche: Segreti casentini ed oltre a primavera ˗ quinto premio nella sezione Silloge inedita del XXXV premio Nazionale di poesia e prosa “Il Portone” 2014, Sottovoce a te madre – secondo premio 2015 del medesimo concorso –, Florilegi femminili controvento – finalista al premio Pietro Carrera 2014 per la silloge inedita –.
Sono opere che confermano antiche, ma sempre rinnovate tematiche, care all’autrice la quale nella natura, nell’amore familiare e nell’amicizia, trae fertile e costante ispirazione. Il tutto espresso con ricchezza d’immagini, modellate dal desiderio di luce e di colori, di armonie sonore ed olfattive captate dall’ambiente circostante e racchiuse nel profondo del sé per acquietare l’inquietudine del vivere, per ricomporre forme di una sostanza e di una essenza con l’intento di dare loro voce. Una voce che non può che essere poetica anche quando si addenta in speculazioni metafisiche, perché solo la parola poetica riesce ad esprimere il senso del sogno, del delirio.
Sul piano ideologico le scelte tematiche di Daniele Toffanin alimentano il respiro dei valori autoctoni, la dignità della cultura ancestrale inserita in un contesto dominato dallo splendore avvolgente delle forze naturali, penetrate in tutta la loro bellezza, per infrangerne la cristallina staticità ed evocarne, in commossa poesia, il sopito dinamismo. Infatti, attraverso una fitta rete di relazioni personali, la base formale del rapporto con lo spazio va al di là dell’elemento privato per inserirsi in un contesto sociale, storico e culturale, ben più ampio in cui la stretta relazione uomo/ambiente è necessaria per rinsaldare un legame perduto, un’identità smarrita. Infine, la poetessa, recuperata l’innocenza del fanciullo, riesce ad incontrare la “Risposta” – da qui il titolo della lirica posta in chiusura di Segreti casentini ed oltre a primavera – e a soddisfare l’ansia che la tormenta, a “vedere” con gli occhi dell’Amore i misteri del creato, accostandosi «al suo Principio ispiratore». Il viaggio esistenziale sembra concludersi nel momento in cui ella entra nell’essenza impalpabile dell “oltre”, folgorata da un’ “Intuizione”, ovvero dalla «certezza del Dove si compia/ il senso del nostro esserci// rabdomanti del Vero/ da remote origini della sofia».
Persino il lacerante dolore per la morte della mamma trova consolazione in quell’altrove salvifico, «in un eterno celeste presente», espresso in Sottovoce a te madre. Il bisbiglio sovente acquista i toni più elevati dell’elegia, della densa poesia che non racconta semplicemente quel crogiolo di ricordi, di sogni e di emozioni, ma lo fa apparire arricchendolo di una nuova magia la cui ispirazione deriva inevitabilmente dalla natura.
La stessa che prorompe in tutte le liriche di Florilegi femminili controvento, accompagnando la presentazione delle ‘sue’ donne, colte nell’aspetto fisico, ma ancor di più, in quello interiore, captato dall’intensità dello sguardo, dalla specificità di atteggiamenti e di intimità individuali. Con un linguaggio in cui si fondono stilemi colloquiali con altri maggiormente colti, ripresi da termini latini o greci, la poetessa si fa interprete del concetto stesso di donna che travalica la soglia del contingente, dei ricordi personali. In questo senso il florilegio femminile offre lo spunto per unificare presente, passato e futuro. Nel suo difficile avanzare ‘controvento’, alla fine la donna, e con essa soprattutto la poetessa, raggiunge l’obiettivo: «Andare oltre la soglia/ del quotidiano giogo/ in magico rito fanciullo// è scoprire uno stato di grazia/ è sentirsi trasparenti a se stesse/ in dimensione oltre l’umano».
Nella totalità delle poesie si riflette la poiesis della parola che suscita affetti e sentimenti e con questi trasmette le norme etiche del vivere tradizionale. Una parola discorsiva che “comunica”, ma anche una parola simbolica che “rivela” una propria mitologia, quale strumento di trasmissione di valori ideologici e poetici. Se nel “mito dell’errante” si travalica la semplice circolarità del viaggio, perché include l’errare all’interno del sé, il senso delle distanze percorse, il faticoso spostarsi nel tempo e nello spazio tra realtà diverse, nella ricerca del linguaggio si concretizza l’essere poeta, in quanto l’autrice non presenta la realtà “accaduta”, le cose possibili secondo verosimiglianza e necessità. Ed è proprio questa la teoria di Aristotele, a proposito della poesia che deve tendere all’immaginazione, innata in tutti gli uomini, per essere manifestazione del desiderio di conoscenza.
Da qui il carattere universale assegnato all’espressione poetica, sempre più vicina alla verità storica..Come corollario estetico, va aggiunta la sensibilità per la scelta dell’immagine di copertina, che significativamente introduce il contenuto poetico, invitando il lettore ad addentrarsi nel testo con curiosa predisposizione. In particolare emerge per la leggerezza e per l’incisività del segno, il rassicurante paesaggio proposto da Marco Toffanin in Segreti casentini ed oltre a primavera, che rende palpabile la dolcezza della natura nel suo andare verso un “oltre” di serenità e di pace.
Università di Udine