Pasquale Matrone – Appunti di mare

Pubblicata su:
La Nuova Tribuna Letteraria, nr. 108/2012

Appunti di mare

“Più passano gli anni, più sento la necessità di riflettere sul senso della precarietà della nostra presenza nel mondo e nella storia. La brevità della vita e dell’ora, per chi come me ha avuto il privilegio di percorrere un bel pezzo di strada, rappresenta il punto di riferimento per proseguire nella giusta direzione. Nelle sue Confessioni, S. Agostino scrive: ‘il tempo null’altro è che un’estensione, ma di qual cosa sia estensione, non lo so; però sarebbe strano se non fosse un’estensione dell’anima stessa.’… Solo la presa d’atto di questa verità genera la tensione a dare un senso all’attimo, a essere presenti e vigili in esso, a farne uso per dilatare la propria anima, per aprirla all’Infinito e all’Eterno. E ciò risulta possibile solo con l’Amore”… Così, da me intervistata qualche anno fa, rispondeva a una delle mie domande Maria Luisa Daniele Toffanin, poetessa veneta che offre ai suoi lettori, oggi, ancora una testimonianza della robustezza e della qualità alta del suo canto con la raccolta Appunti di mare. Si tratta di veri e propri “appunti”, un misto di versi e di prosa, in parte già apparsi nel 2000, integrati da altri, sempre della stessa epoca, ma conservati nel cassetto per più di un decennio.

In piena sintonia con quanto dichiarato nell’intervista, la nuova raccolta offre al lettore una sintesi altamente lirica ed efficace della visione del mondo di Maria Luisa Daniele Toffanin: l’Eternità è nell’Amore; soltanto l’Amore dà senso e ragione all’umana avventura. Gli “appunti” sono il resoconto riportato nel “diario di bordo” di due viaggi fatti nel sud, uno in Sicilia e l’altro a Lampedusa, di notte. La notte, il mare, la partenza, l’attracco, il silenzio, l’isola, il viaggio … sono elementi eloquenti della grande metafora rappresentata dai versi e dalle prose, gli uni e le altre sorretti da grande misura, asciutti, rapidi, lapidari.

Siamo soltanto esili fili sospesi nell’immensità dell’universo. Distanze incolmabili separano l’Essere dall’Esserci. E il Divenire minaccia di travolgerci. Nel grande e abissale oceano dell’esistenza si rischia di naufragare e di perdersi. Siamo in perpetuo pellegrinaggio verso l’insondabile Mistero. La morte, sempre incombente, abbuia l’orizzonte, rende il percorso faticoso, angosciante, spaura, ingigantisce l’umana solitudine, appare sempre più vogliosa di avvolgere la terra con la sua coltre nera e greve… Ma è proprio a questo punto, proprio quando sembra ormai aperta la porta che conduce alla disperazione, l’illuminazione, briciola potente e preziosa della divina misericordia, arriva: smettiamo di cercarla fuori di noi la verità: cominciamo a esplorare il nostro universo interiore: in interiore homine habitat veritas.

Il mare siculo, l’isola, il viaggio, la partenza e il ritorno hanno, sulla poetessa, lo stesso effetto che ebbero su Petrarca il francese Monte Ventoso, la sua cima, l’inizio della scalata, la discesa. La storia si ripete e forse anche la “geografia”, dal momento che Maria Luisa Daniele Toffanin vive a poca distanza da Arquà, terra ancora attraversata dagli echi dei passi tardi e lenti dell’autore del Secretum. Gli Appunti di Viaggio svolgono la stessa funzione del Secretum; in entrambe le opere c’è il resoconto di un viaggio agostiniano compiuto all’interno della propria coscienza, una confessione, una scoperta del maestro interiore, la presa d’atto di una libertà che ci rende responsabili di trovare in noi stessi la fiaccola capace d’illuminare il nostro cammino…

Il messaggio di Maria Luisa Daniela Toffanin è alto e forte. E il canto che gli dà forma e ritmo è fresco, limpido, inconfondibile. Condivido e sottoscrivo quanto sostiene Stefano Valentini nella sua sapiente ed elegante prefazione: la raccolta è un vero e proprio“diario dell’anima, e del pensiero, le cui lucide annotazioni, benissimo si affiancano a quella ricchezza inventiva e lessicale che caratterizza, non solo in questo libro, tutta la produzione lirica dell’autrice.”