A Tindari – Note critiche

da rivista “Logos”1/2000

Questa raccolta di poesie, divisa in due parti, presenta, in versi rievocanti e naturalistici, il tema del luogo. È il luogo infatti che qui è terra di poesia, terra che evoca poesie: “Qui basta un raggio di luna / a risvegliare i miti”.
E così accade che per effetto della vista di un luogo, di un paesaggio, nasca l’ispirazione per parole e per canti. Sono infatti termini ricorrenti, nella prima parte (A Tindari) “parola” e “canto”. Nella seconda parte del libro, intitolata Visioni, abbiamo quindi in versi ciò che suscita la visione del luoghi attraversati come fossero “terre e cieli / scintille-echi d’eterno”

Lauretta Vignaga

I versi raffinati di D.T. sono costruiti con linguaggio ricco di memorie classiche, da assaporare con lentezza, nel tempo che la mente concretizza le visioni e l’orecchio distilla i suoni. Luoghi e fatti che l’anima trasfigura con il fascino della mitologia e del sogno.

Mario S. Klein

… conferma come questa de Daniele Toffanin la sia na poesìa colta, de grande livelo inteletuale, con un linguagio adeguatamente studià e na fioritura de imàgini altamente ‘insulari e mediterranee”.

Antonio Daniele

Riconosco bene espressa e reinterpretata la lezione di Quasimodo.

A. Gardin

Un viaggio in Sicilia folgora la D.T. e i miti, la luce, i colori accesi, densi, caldi, carichi di odori, accendono i suoi sensi, la sua fantasia.

G. Matta

È un angolo di sogno che hai saputo ricreare nel dolce e acuto canto del tuo verso e ti ringrazio di avercelo donato perché è un’opera di alta poesia.

Luciano Nanni

…di certo raccolta non corposa [A Tindari], ma risolta con pennellate di autentica bellezza.

Titta Paternostro

…hai saputo regalarci immagini di incomparabile bellezza e di indubbia originalità con un lessico limpido ed elegante. Immersa nello spirito della Magna Grecia e della mitologia, hai saputo valorizzare la ‘vera’ Sicilia con parole che danno la sensazione di gioia e di significati nascosti. Grazie per avermi inviato “A Tindari”, per avermi procurato una commozione a livello profondo e per aver scritto della mia terra con il cuore.

Giorgio Poli

La plaquette A Tindari parla di te, della tua inquietudine tipicamente moderna (“sono isola | che lontano vaneggia | terra ferma di quiete”) che solo la visione della bellezza (naturale, paesaggistica, storica) può placare. Questa lettura è stata per me un dolce abbandono ai profumi, ai colori, ai suoni di una Sicilia classico-quasimodiana, diventata ormai luogo privilegiato dell’anima per il suo cielo e il suo mare imbevuti di luce. E come l’antica vestale che custodiva il fuoco sacro alla dea, fai bene a proporti come custode della memoria (Preziose memorie | per accendere limpido il presente. | Ne sarò vestale)

Silvana Serafin

Nell’ambito della poesia contemporanea italiana, D.T. offre un contributo originale e di sicuro interesse. Originale non esclusivamente nel senso romantico del termine, ma di ‘origine’, in quanto essa trae la propria specificità dall’interno di sé, dalla particolare percezione pittorico-musicale della natura, dalla lingua, dall’educazione, dalle letture… in poche parole dalla ‘paideia’ individuale. Originale, infine, perché rompe il silenzio, fa sentire la voce dell’anima, prendendo contatto con la realtà che la circonda ed operando, attraverso la parola, un processo di differenziazione, d’identificazione, di comunione, di realizzazione del soggetto. Tre sono i volumi di poesie sinora pubblicati…, preziosi anche per il corredo di disegni, a china e a colori, eleganti ed essenziali nell’immediatezza espressiva, opera di Marco Toffanin, i quali instaurano un dialogo aperto e continuo tra espressione e comunicazione grafica. L’intera produzione poetica testimonia l’evoluzione di una passione in grado di trasformare l’esperienza in linguaggio, di manifestare, attraverso i simboli, i segni dell’anima che, rimettendo un’esistenza-assenza, sono riconoscibili da ognuno come propri. Nel tempo ambivalente dell’arte, la poetessa padovana destruttura le coordinate spazio-temporali percorrendo, tramite il viaggio semiotico, contemporaneamente sentieri diversi che confluiscono nei contorni ontologici di un essere in situazione, il quale si trova e si ritrova attraverso la propria opera. Un essere che, per usare le parole di Ricoeur, è costantemente ‘compromesso’, cioè promesso insieme all’altro a tessere le fila del suo essere-nel-mondo. Da qui la ricerca di una chiave universale, in grado di prire continuamente nuovi sentieri alla conoscenza e all’immaginazione, instaurando un rapporto poietico dell’uomo con la natura. Attraverso i paesaggi della storia (Tindari, i Colli Euganei) essa riporta in auge le memorie del passato “per accendere limpido il presente” (A Tindari).