Maria Rizzi sulle plaquette di fiabe di Maria Luisa Daniele Toffanin – Valentina Editrice
La carissima Maria Luisa Daniele Toffanin, che chiamo più semplicemente Marisa, mi onora da anni della sua preziosa amicizia e dopo aver fatto sì che la eleggessi al ruolo di Musa tramite Raccolte di versi poderose, Saggi e scritti vari, mi ha donato la testimonianza della sua vita con i nipoti, Giulia e Alessandro, nel genere di letteratura apparentemente più semplice, in realtà molto ostica, perché esposta al rischio del semplicismo: la fiaba. Non è il caso della brillante Autrice veneta e delle sue tre plaquette, edite da Valentina Editrice e corredate dei magnifici disegni di Milvia Bellinello Romano. Il metodo narrativo procede per sequenze. Vi è sempre una situazione iniziale, la rottura dell’equilibrio, l’evoluzione degli eventi, la ricomposizione dell’armonia e la fine del racconto con relativa morale. La Nostra scrive le vicende delle quali si è resa protagonista con la sua famiglia, fatta eccezione per “Matteo e Gigetto il rospo di mare”, ambientato a Rosaspina, vicino Rosolina a Mare, in provincia di Rovigo. Marisa Toffanin ha abituato i lettori all’autobiografia e in queste narrazioni in forma di fiaba era impossibile non vederla come attrice, come personaggio che svolge un ruolo principale. Il racconto citato si rifà ai rospi, probabili principi in molte rappresentazioni favolistiche intese come testi della filologia classica. Matteo, di soli otto anni, appassionato di scienza, salva un rospo dall’acqua salata per restituirlo al suo habitat. Marisa funge da vicina d’ombrellone e consigliera. La cifra stilistica nei tre libretti è morbida, dolce, priva di enfasi e di termini eccessivamente forbiti, concepita per i nipotini e per i lettori in età scolare. Il salto temporale è inevitabile. Ci ritroviamo tutti alle prese con le scoperte infantili, le condivisioni con i figli piccoli e, per coloro che sono diventati nonni, con i nipotini. Le età non rappresentano l’elemento cardine. Credo sia importante proiettarsi nelle storie e fare appello ai ricordi. Io so di aver avuto i diamantini, uccelli prolifici come pochi, ai quali è dedicata una seconda rifinitissima plaquette: “Diamantini, diamantini, che vita, bambini!”, e rammento di aver mostrato più volte le nascite dei piccoli ai miei figli. Si tratta di uccellini della famiglia dei passeri, si suppone originari dell’Australia o dell’Africa. Al contrario dei pappagallini non tendono a familiarizzare con gli esseri umani, ovvero a lasciarsi prendere, e nella sua storia la Nostra descrive proprio la loro esigenza di libertà. In gabbia hanno tutto, grazie al nonno di Giulia e Alex, ma la tentazione del volo diviene irresistibile. Qualora si tratti di animali cresciuti in cattività il volo può comportare dei rischi, ma nella favola la protagonista insiste affinché i diamantini possano scegliere. In queste pagine l’attitudine del piccolo Alessandro a salire sugli alberi ricorda “Il barone rampante” di Italo Calvino e mette in rilievo la propensione dell’Autrice ad adottare nell’approccio narrativo il realismo magico, caro a scrittori come il paroliere italiano, come Gianni Rodari e molti altri. Il terzo libretto: “Quei due merli che cercano casa”, vede come protagonisti due merli alle prese con la riproduzione. Depositano le uova sul muretto del giardino di Marisa Toffanin e l’intera famiglia ne segue le sorti, sperando che la covata vada a buon fine. Purtroppo l’eccessiva attenzione del nonno e del vicino di casa si rivelano controproducenti. L’Autrice sottolinea che non bisogna ostacolare il corso della natura neanche a fin di bene. La presenza di una rete di protezione davanti al muretto, infatti, inibisce la merla, che spaesata, non riesce più a covare. La Toffanin in tutti i suoi scritti celebra la Natura, madre benigna, e insiste su quanto dovremmo prendere lezioni dagli animali. In effetti è impossibile sentir parlare di violenze gratuite, di stupri di gruppo e di guerre tra i miracoli del creato. In conclusione le tre plaquette rappresentano l’ennesima attestazione dei valori coltivati dall’artista veneta. Il rapporto con i nipoti si srotola tra insegnamenti basati sull’esempio, sulla consapevolezza che si conquista l’ascolto dei bambini prendendoli per mano, toccando loro le menti e aprendo il proprio cuore. Ella dimostra quanto sia importante suggerire piuttosto che dogmatizzare, rivelando il desiderio di fare da maestra soprattutto a se stessa. Con questi tre libretti Marisa Toffanin offre l’ennesima prova della sua poliedricità sottolineando l’importanza dei nonni, radici profonde che sostengono l’albero della famiglia, nutrendo con amore e dedizione ogni ramo e ogni foglia. Giulia e Alessandro, bimbi privilegiati, ricevono un’eredità d’intenti quotidiana e crescono consapevoli che i nonni cospargono polvere di stelle sui loro giorni presenti e futuri.