Maria Rizzi – Fragmenta
Quel nostro tempo pasquale
Una lirica densa di pathos, che sembra ricordarci che esisteva un tempo meno convulso di quello odierno, un tempo in cui si consumava l’attesa tra i riti antichi, la tenerezza materna, “il cerchio che univa l’umano e il divino”. Fiori, dolci, porte spalancate ad attendere la resurrezione di Gesù… Il tuo mondo lirico si distende nel clima di gioia, nella casa profumata, nel dolce all’uvetta… Eterni e ricchi di quella cosa piumata chiamata Speranza, i tuoi versi, Marisa mia. Monito per le coscienze dei signori del male, esempio per i poveri di spiriti. Tu dai senso a ogni ricorrenza…
Maria, 29 marzo 2024
Cara Maria, è difficile fare gli auguri in questo contesto storico drammatico però ugualmente con tutto il cuore ti auguro giorni sereni, in un tempo pasquale in attesa di pace. Ecco, preferisco rievocare il mio tempo pasquale bambino e affidartelo come rievocazione di giorni altri vissuti in un’altra atmosfera…
Marisa, 29 marzo 2024
Tenerezze nostalgie rivisitate
Una lirica a dir poco sublime, che coniuga il tempo che ci è concesso in dote all’oltre con una levità simile a epifania esistenziale. La morte apre spiragli a chi “permane custode del mistero”: una chiusa fantasticante solo in apparenza, in realtà aderente al vero. Gli amori restano nella nostra capacità di ricordarli quotidianamente, di continuare a viverli anche se in altra dimensione. Loro si spostano “nella stanza accanto” – Sant’Agostino – e vegliano sui nostri giorni come angeli custodi. Il mistero è racchiuso nella potenza della Fede!
2 novembre 2023
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4 febbraio 2021
Maria Luisa, Nazario ha inserito nel modo più opportuno questo documento, che riguarda un lavoro durato dieci anni di vita, curato da grandissimi della Letteratura, come te d’altronde, e che si concentra sulla tragica vicenda di tuo padre, catturato dai tedeschi e internato nel Campo di Benjaminow, in Polonia. I disegni danno i brividi quanto i tuoi versi. Nessuna testimonianza ha maggior valore di quella data da coloro che hanno vissuto le storie… vale per ogni vicenda dell’esistenza. Sono solita asserire che il verbo ‘capire’ è il più difficile da usare, in quanto acquista senso solo se si ha esperienza personale del dolore da condividere. Il momento storico che attraversiamo dà ulteriore dimostrazione della veridicità di quanto ho affermato. Per troppe persone è impossibile capire la gravità della pandemia, perché non riguarda il loro universo affettivo e… continuano a lasciarsi vivere come se nulla fosse. Tornando ai tuoi versi strazianti, Amica immensa, ho rivisto Auschwitz e Birkenau, le file di capanne, le scarpette esposte nelle vetrine, ho risentito l’eco di migliaia di anime e, come nel diario di Guareschi, ho ripensato ai riti per non permettere agli aguzzini di annichilire la dignità, come la “preghiera, divino nutrimento all’anima tra voi, nella camerata a sera, la linfa-logos dei
scavata da Paci il filosofo” Scorticano l’anima le tue parole, dure come sassi e carezzevoli come orazioni. Il tuo papà è tornato, si era perso, ma con fierezza rara si è ritrovato, grazie al vostro amore e la chiusa della lirica, in levare, è un inno sublime alla rinascita: “la tua anima felice a stringere vita-un filo d’erba appena germoglio del poco”.
Il tuo tributo all’Olocausto ha doppio valore, Marisa mia, perché implica lo strazio diretto, l’attesa estenuante, e il costante ricordo di tanto incubo. Questa pagina è da leggere e riscrivere nel cuore per imparare a non lamentarsi e a ‘capire’ le storie passate e quelle presenti. Ti ringrazio e ti stringo forte forte insieme al nostro Nazario…
6 febbraio 2021
Cara Maria, rispondo sempre con grande affetto e gratitudine alle tue parole che ben comprendono il sacrificio degli Internati Militari Italiani (IMI) deportati nei campi di concentramento tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. La loro è stata una forma di resistenza al nazifascismo e, nello stesso tempo, di fedeltà al loro giuramento di soldati. Le tue parole si allargano pure in una attualizzazione del mistero della resistenza passiva ben diversa dall’atteggiamento di molte persone d’oggi che, nella pandemia, si lasciano vivere non assumendosi le proprie responsabilità, senza alcun rispetto per gli altri. Profonda questa tua intuizione. Una pagina di storia, quella degli IMI, reintegrata e decifrata con obiettività solo in epoca abbastanza vicina. Ora, grazie a te e al nostro condottiero Nazario, ripristinata in queste immagini, in queste parole, ricuperando un’altra memoria che non bisogna dimenticare in questo complesso e travagliato ‘900.