Maria Luisa Daniele Toffanin – Nota dell’autrice presente in “La stanza bassa dell’attesa”
NOTA DELL’AUTRICE
Alcune parole al lettore per rispondere a qualche sua curiosità, ad esempio all’uso del prosimetro, secondo il critico Nazario Pardini, “…antico genere letterario che affonda le radici, nei primordi della nostra letteratura e vanta nomi di grande prestigio: da Severino Boezio a Brunetto Latini, da Dante a Boccaccio, per arrivare fino a Dino Campana e a John Ronald Tolkien”. Un genere a me congeniale perché mi permette di procedere nel racconto di fatti storici postbellici, di ambienti, di vicende familiari, e di abbandonarmi con naturalezza all’espressione lirica, offrendo la fusione tra prosa e poesia. In effetti ne risulta una amalgama spontanea in cui i due generi si integrano a vicenda, accattivante per coinvolgere il lettore nella felice comprensione del testo. Testo che si rivela anche come proposta di uno stile di vita maturato negli anni post seconda guerra mondiale, poggiato su valori comuni del bello culturale, della natura, dei valori fondanti dell’amicizia e della solidarietà, quasi un corso di formazione, di etica per essere più felici anche col poco.
In questo percorso memoriale in cui passato e presente talora si sovrappongono, tanto che il passato diviene presente, il linguaggio acquista registri diversi: quello attuale dei media, storico, sociale, lessico familiare, impreziosito dal latino derivato dalla mia formazione umanistica e capace di sintesi-documento del passato, dai francesismi, in auge in quei tempi, fino a divenire un insieme di voci anche dialettali – espressione del corale vivere – che è il proprio linguaggio, quello della propria vita, pensiero e cuore. Perché qui c’è dentro il tutto di noi, nel bene e nel male, che ci ha reso quelli che siamo, come ben dice Massimo Recalcati.
Inoltre il lettore affezionato si sarà accorto del richiamo ad altre mie opere e all’uso quindi di poesie tratte da esse, e in questa verità si rivela la mia urgenza di riproporre altre pagine di vita, ovvero poesia, precedente come conferma alla mia devozione a questo itinerario poetico, autobiografico, storico, mitico ad un tempo, ma sempre di valore universale. Il ricorrere a poesie già note è dettato dall’urgenza di rinnovare le scelte illuminate di care presenze, oppure di luoghi indimenticabili parte sempre del mio esserci. Come dare un attestato particolare a situazioni esistenziali, o paesaggistiche o altro, irripetibili.
Inoltre, desidero precisare i legami con le persone da me citate:
Gino Daniele, mio padre; Natalia (Lia) Schiavon, mia madre; Elvira ed Anna Maria, le mie sorelle;
Massimo Toffanin, mio marito;
Marco Toffanin, mio figlio; Stefania, mia nuora; Giulia e Alessandro, loro figli e miei nipoti;
Sebastiano Schiavon ed Elvira Crescente, nonni materni;
Costante Daniele e Giuseppina Rigato, nonni paterni;
Zia Elena, sorella di mio papà, e mamma di Claudia;
zio Leone ( Nino ), fratello della mamma; sua moglie Santa; Anna Paola, sua figlia; nonna Clotilde, madre di Santa;
zio Toni, altro fratello della mamma; sua moglie Pina e i figli: Alberto, Paolo, Francesco;
zia Amelia Crescente, sorella della nonna Elvira e di Cesare Crescente, marito di zia Lina;
pro zia Maria Favaretti, da parte di mamma, friulana e parente pure dell’amico Massimo Favaretti, artista di strada e Luciana Filippi;
Lamberto, cugino di Conegliano, figlio di Mario Salvador e Anna, sorella di mia mamma;
Orazio e Jolanda Mengoli, amici fraterni incontrati nel mondo della scuola e genitori dei gemelli Jone e Giuliano;
Jone Gallo, madre di Jolanda, e moglie del Dottor Gallo, abitanti inizialmente a Pieve di Soligo;
Ada Banzi, mia insegnante di pianoforte; Giannina Facco, insegnate e scrittrice; la sorella Maria, insegnante e pittrice; Wanda Forza, tutte carissime amiche di famiglia presenti anche in La stanza alta;
Rosina Blasi e Madama Darì, stiliste padovane;
amici di via Ognibene: Aladino ed Elena Barizza, genitori della bambina Anna Maria; Tullio e Letizia Marini, figlia di paron Bepi; Salvatore (Gigi) e Olga Callegarin, genitori di Manuela; Angelo Bauce, amico conterraneo del papà, padre di Marina;
amiche compagne-rivali e amici: Donatella, Marina, i ragazzi Segato, Elena, amica di Anna Maria, il ragazzo Cimitan;
amici del patronato San Paolo: il già sopracitato Alberto Schiavon, figlio della zia Pina e zio Toni, e sua moglie Sandra Toffanin; Marco Toffanin, mio cognato, e sua moglie Silvana Serafin;
Don Pietro Pengo, parroco di San Paolo;
Franco Roberti, allora procuratore anti-mafia;
Stefano Sodi, critico;
Don Romeo, parroco di Cristo Re;
Massimo Recalcati, psicoanalista e scrittore;
P. Norberto Villa, abate emerito di Praglia, promotore del Cenacolo di poesia – insieme nell’umano e nel diviso.
Così caro lettore spero di aver risposto a queste possibili curiosità e di aver creato un virtuale invito di incontro nelle mie pagine.
Per completare queste mie confidenze, rinnovo alcuni dati bibliografici: la mia nascita in via Aristide Gabelli, all’ombra della romanica Santa Sofia; della mia crescita nell’amicizia della cultura, quindi nel paesaggio naturale; il mio liceo Tito Livio; gli studi umanistici all’Università di Padova; le mie scelte di vita come la collaborazione con l’Associazione Levi-Montalcini, per aiutare i ragazzi in disagio e per diffondere nelle scuole la poesia con incontri sui vari testi, in collaborazione con l’insegnante e gli studenti. Ricordo pure la mia presenza nel Centro di Ricerca Internazionale sulle Letterature Migranti dell’Università di Udine (CILM) e nel Cenacolo di poesia “Insieme nell’umano e nel divino” di S. Maria in Pratalea (Praglia) e pure nell’Associazione Centro studi onorevole Sebastiano Schiavon: tutti contesti in cui l’incontro umano è vitale e indispensabile, e il gioco di squadra diventa una grande risorsa.
Da questo ampio habitat, sono nati numerosi libri che si possono reperire al seguente link: https://marialuisadanieletoffanin.it/category/libri/, completo anche nei riferimenti ai premi ottenuti.
Selvazzano Dentro, aprile 2025