Luciano Nanni – Nota tecnica a Per colli e cieli insieme mia euganea terra
Fin dal primo testo di questo ‘viaggio collinare’ fra cielo e terra ci rendiamo conto di cosa distingue la poesia dalla prosa: il senso estetico, che ri-crea un linguaggio in grado di suscitare emozioni o immagini e lo rende personale. L’esempio: nel v. 5 (I) ‘lamina di luce’ – non lama, che sarebbe banale (catacresi); la sdrucciola fa risaltare l’idea con penetrante precisione.
Perché, se oggi il verso in linea generale conserva la sua funzione sotto l’aspetto grafico, ha perduto ogni connotazione ritmica e, quel ch’è peggio, la sua singolarità. Ciò non accade nella poesia dell’autrice: qui versi, strofe e forma e poetica si integrano secondo la conoscenza tecnica con una fervida inventiva pregna di significato esistenziale. Vanno così notati certi referenti: l’haiku, fedele alla regola (V, finale); il vocabolo alto (celestri; III, 2); il dattilo esteso in modo indipendente dal vincolo numerico delle sillabe: ‘Già dall’arcano profondo’ (X, 14) o ‘di ninfe boschive’ (XVIII, 20); le parole chiave: sfera, armonia, la preposizione a.
Ma lo stile non si ferma al particolare, proteso su ricche metafore e altre figure retoriche: ‘ora in questi verdi slanci’ (XXI, 5 – sinestesia): le frasi seguono perciò una fantasia percorsa dalla logica.
Si osservi l’eleganza descrittiva traslata nella seconda quartina del testo III, la sensibile rappresentazione in VI di ‘un’onda viola mite’ o la coincidenza visiva ‘Ancora danzano | foglie-capriccio’ (XVIII, 16-17) – unità sintagmatica rintracciabile anche a fine verso.
Se quindi la competenza formale è ragguardevole, nei tratti peculiari per scelta lessicale e capacità icastica si misura la qualità di una poetica sviluppata dai contenuti. Nel XXV testo terza strofa l’incipit esortativo concentra l’attenzione sull’immagine piena e luminosa: `Guarda, | là s’addensa | un grumo tutto d’oro’ e la reiterazione fonosimbolica scatena una forza che è, in fondo, di origine spirituale; `ribolle ribolle energia | colata | d’incandescente luce’.
Nel testo XXX rilevante la quarta strofa, di vellutata leggerezza e intensità visuale: `Sono la mano setosa di mago | che dal cono di vento | libera nere frange’ – la sospensione (enjambement sulla preposizione in) dà un senso d’attesa e l’ultimo verso della strofa muta il paesaggio in un prisma di vago splendore.
La poesia nasce sì dal profondo, ma si esplica con mezzi contingenti che ne certificano l’esito creativo: nell’autrice essa travalica i segni usurati dal tempo per divenire simbologia e memoria di un’identità irripetibile.